6 Poems
Written in Italian by Francesco Ottonello
Isola aperta
isula ainnanti ’e sa partida
o ’e s’abbarada, a foras unu mari mannu
sa terrafirma chi nch’isfumat et sparessit.
isula, sa veridade naras tu, torramus
e su logu tuu addurat ancorau a nudda.
intendes a mie in te attecchirende
dare su chi emmo, costruire ’e nou
isola prima di partire
o restare, fuori di qui un grande mare
il continente che sfuma e ci smarrisce.
isola, tu dici la verità, torniamo
e i luoghi restano ancorati a nulla.
sentimi attechire in te
accettare, ricostruirsi, ricostituire
***
Trova una formula al mitologema
a sicut erat semper at a torrare
ovunque prende il corpo muti suoni
ripulsano i rizomi dei pianeti
l’astro morente ingurgita i battiti
come se giacessimo lì, addormentati
in sas tumbas ’e sos gigantes nuovi eroi
incubati noi, guarendo da visioni ininterrotte
svincolati dal tempo appena culmina il sole.
è così che usciamo e incomincia un altro
vociare di verbo, sos berbos ’e sos berbos
lasciamo il giorno controluce nel suono
***
Ucciderci a Oriente
sa die at a benire. saremo ripensati
la condensa della specie, l’individuo
che si rompe. nel giorno che verrà
ma qui veniamo soli, trascinati
ingranaggi ruotano all’infinito
errori come pietre non cancellano
le tue orme e ripetiamo, ripetiamo
***
Sa mesa futura
tutte le epoche ora non esistono più
il tempo è tutto in un punto, non c’è
altro, continuo nascere e solitudini
stalagmiti cunicoli segmenti
stasi tesi steli gameti
recedendo mani, peli
piedi, sogni recalcitrando
androni, bosoni, polimeri
sei un punto tagliato ora, un sibilo
uno sputo proiettato in una mente
una veglia approssimata in uno schema
la vagina di un’eterna battaglia
scienza esatta era è questa mia lingua
saliva netta che mai avesti osato.
l’intrusione nell’ossame fomenta
fami foniche e fantasie incavate
il pomo virtuale di un albero inesistente
cogli, residuo di umano che stenti.
questa lingua è la fine del miracolo
un’alba fossile, che avrai dimenticato
***
Dentro il metaverso
è solo scordarsi di esser stato vivo
solo dimenticarsi di esserlo ora
tra le mie braccia, covano queste
parole slogate per chi
ti rifugi in una camera vuota
il nuovo utente non arriva più
scappi di fretta, fuga di miliardi
in un sogno sgocciolato dal cielo
nero ritorno, non ricorderai più
come sei stato tu e io come sarò
***
Sogno di arcipelaghi
siamo soli dentro una possibilità
soli finché siamo, se anche non saremo
soli nella confusione che ci tende
in un sogno di isole che si aprono
stai certo tu, cheto arruffato borioso
nel tuo punto piccolo, in un cielo idiota
nella cella della demenza, nella furia
nel depensiero. una larva. un negriero
della storia, invadi conquisti ti espandi
con il lardo, svuotandoti il tuo male
precipitandolo in un altro alveare
tu che vuoi il tuo seme ovunque
vedere fiorire, bere dal tuo bere
ma marcia l’esistenza, marcia
latte rancido, randagio, prende se ne va
Published January 14, 2024
© Francesco Ottonello
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