Andare a vedere l’invisibile and Il masso erratico from Ufficio proiezioni luminose

Written in Italian by Matteo Terzaghi

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Andare a vedere l’invisibile

Tra i ricordi di famiglia ho trovato una fotografia della fine degli anni Sessanta che potrebbe intitolarsi «Andare a vedere l’invisibile».

Tommaso d’Aquino – ammesso che non ci stia ricamando sopra – diceva che gli angeli conoscono in modo diretto e infallibile ciò che gli uomini possono conoscere soltanto attraverso un accidentato percorso di avvicinamento. Se un fiore sboccia su un’isola deserta, gli angeli lo vedono, e lo vedono nella sua essenza, quell’essenza che sfugge anche al più accurato trattato di botanica. Gli uomini invece devono andare a vedere, girare attorno alle cose, aprirle, sezionarle, farle a pezzi, non di rado senza venire a capo di niente.

Cosa vanno a vedere, allora, gli uomini e le donne che appaiono di spalle nella nostra istantanea? Il vapore di una solfatara. Una nuvola bollente. Il respiro della terra assopitasi tra un accesso di rabbia e l’altro.

Hanno paura? Paura forse no, ma è probabile che si sforzino di camminare con passo leggero… Qui tre o quattro secoli fa c’era un lago di fango che ora si è prosciugato e la cui superficie risulta sbiancata dal caolino, una roccia argillosa che si usa per fare la porcellana. Ah, la porcellana… Il servizio da tè: erano otto tazze e ne rimangono soltanto cinque, un vero peccato… E questo odore, cos’è? Zolfo? Ecco dove sta di casa il diavolo…

E così, sebbene a differenza degli angeli di san Tommaso gli uomini debbano andare a vedere, a volte vanno a vedere cose che si collocano un po’ più in là di ciò che vedranno effettivamente, e questo conferisce al loro andare, che è un andare a vedere l’invisibile, che è sempre anche un divagare, qualcosa di angelico.

 

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Il masso erratico

Certi libri sono come i massi erratici, li incontri durante una passeggiata e ti chiedi come hanno fatto a finire lì, su quella bancarella o nella bottega di quel rigattiere. Se poi il libro è voluminoso, proviene da un’altra era scientifica e contiene l’immagine di un masso erratico, il cerchio si chiude. L’omino che in quell’immagine, una fotografia in bianco e nero, sta in piedi davanti alla roccia, e la osserva, be’ quell’omino sei tu in una vita precedente.

Può darsi ad esempio che tu fossi in giro con un amico a raccogliere immagini per conto di un editore scientifico. Era una bella giornata di sole, le ore erano lunghe come non sarebbero state più e tu pensavi che, indipendentemente dalle sue dimensioni, un sasso è un sasso, ossia un grumo di roba inerte, eppure eppure…, riconducendo i massi erratici all’evoluzione dei ghiacciai la teoria delle morene aveva offerto delle spiegazioni ma non era riuscita a raffreddarne del tutto l’aura o, detto altrimenti, a ridurne la forza gravitazionale, e così ora tu avvertivi una specie di interferenza, una sottrazione di peso, come al mare quando facevi il morto e ti lasciavi cullare dalle onde e guardavi il cielo e il sole ti abbagliava e pensavi che un giorno anche quell’immensa palla di fuoco si sarebbe spenta e l’acqua che ora ti cullava così dolcemente si sarebbe ghiacciata e ogni memoria sarebbe stata cancellata e che tutto questo, in fondo, non era poi così terribile, era anzi accettabile, ammesso però di non aver scialacquato prima tutta quella bellezza e di essere stati capaci di coglierne almeno un riflesso.

Ecco, ora indietreggi di qualche passo, inciampi nel cappello che avevi appoggiato per terra mentre aspettavi che il tuo amico regolasse la macchina fotografica, te lo ficchi in testa alla bell’e meglio e esci dall’inquadratura con un passo alla Buster Keaton.

Published November 26, 2021
Excerpted from Matteo Terzaghi, Ufficio proiezioni luminose, Quodlibet, Macerata 2013
© 2013 Quodlibet

Going to see the Invisible and The Glacial Erratic from Ufficio proiezioni luminose

Written in Italian by Matteo Terzaghi


Translated into English by Alta L. Price

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Going to see the Invisible

Among some family keepsakes I found a photograph from the late sixties that could aptly be titled “Going to see the Invisible.”

Thomas Aquinas—if memory serves and I’m not distorting his words—said that the angels have direct and infallible knowledge of things that humans can only gain approximate knowledge of through trudging a happenstance path. If a flower blooms on a deserted island, the angels see it, and they see it in its essence, the essence that escapes even the most detailed botanical treatise. Humans, on the other hand, need to go and see, have a look around, open things up, dissect them, tear them to bits, more often than not without getting to the bottom of anything.

What are they going to see, then, these men and women we see from behind in this snapshot? The vapor of a fumarole. A boiling cloud. The earth’s breath as it nods off between one fit of anger and the next.

Are they afraid? Maybe not afraid, exactly, but they’re probably making extra effort to tread lightly . . . Here, three or four centuries ago, there was a lake of mud that’s since dried up, whose surface is whitened by kaolin, a clayish mineral that’s used to make porcelain. Ah, porcelain . . . The tea service: there were eight cups, but now only five are left, it’s a real shame . . . And that small, what could it be? Sulfur? This must be where the devil lives . . .

And so, even if unlike Saint Thomas’s angels, humans have to go and see, sometimes they end up going to see things that lie just a little bit beyond what they actually see, and this gives their act of going—which is going to see the invisible, which is always a digression, a meandering—a touch of the angelic.

 

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The Glacial Erratic

Certain books are like glacial erratics, you come across them while out for a stroll and wonder how they ended up there, at that bookstall or on the shelves of that secondhand vendor’s stand. And if such a book happens to be large, from another scientific era, and features an image of a glacial erratic, then we’ve come full circle. The little guy in that image, a black-and-white photo, standing in front of the rock and observing it—well, that guy is you, in a previous life.

Perhaps, for example, you were out and about with a friend, collecting images on behalf of a scientific publisher. It was a splendid, sunny day, the hours were as long as they’d ever be, and you were thinking that, regardless of size, a rock is a rock, meaning just a clump of inert matter, and yet… tracing this erratic’s path back to the evolution of glaciers, moraine theory offered some explanation, yet didn’t entirely dispel its aura, in other words, such hypotheses couldn’t reduce its sheer gravitational force, and so now you were noticing some sort of interference, a weight being subtracted, like at the beach, when you’d just float on your back, letting the waves rock you to and fro, and you’d stare at the sky and the sun would blind you and you’d think about how one day even that immense ball of fire would go out, and the water cradling you so sweetly would freeze, and all memory would be erased, and that all that, deep down, wasn’t really so bad, it was actually just fine, as long as we hadn’t entirely squandered all that beauty beforehand, and had managed to catch at least a glimmer of it.

And so now you take a step or two back, trip on the hat you’d set on the ground while waiting for your friend to set up the camera, then slap it back on your head and stride right out of the frame like Buster Keaton.

Published November 26, 2021
© 2013 Quodlibet
© Alta L. Price 2021

Aller voir l’invisible and Le bloc erratique from Bureau des projections lumineuses

Written in Italian by Matteo Terzaghi


Translated into French by Christian Viredaz

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Aller voir l’invisible

Parmi les souvenirs de famille, j’ai trouvé une photo de la fin des années soixante qui pourrait s’intituler « Aller voir l’invisible ».

Thomas d’Aquin – à moins que je ne brode à ce sujet – disait que les anges connaissent de manière directe et infaillible ce que les hommes ne peuvent connaître qu’au terme d’un parcours d’approche accidenté. Si une fleur éclôt sur une île déserte, les anges la voient, et la voient dans son essence, cette essence qui échappe même au plus rigoureux des traités de botanique. Les hommes, en revanche, doivent y aller voir, tourner autour des choses, les ouvrir, les disséquer, les réduire en mille morceaux, souvent sans parvenir à rien résoudre.

Que vont voir, alors, les hommes et les femmes capturés de dos sur notre instantané ?

Les vapeurs d’une solfatare. Un nuage brûlant. Le souffle de la Terre assoupie entre un accès de colère et le suivant.

Ont-il peur ? Peut-être pas vraiment peur, mais il est probable qu’ils s’efforcent de marcher d’un pas léger… Ici, il y a de cela trois siècles ou quatre, s’étendait un lac de boue aujourd’hui desséché, dont la surface est blanchie par le kaolin, une roche argileuse dont on se sert pour faire la porcelaine. Ah, la porcelaine… Le service à thé : il y avait huit tasses et il n’en reste plus que cinq, quel dommage… Et cette odeur, qu’est-ce ? Du soufre ? Voilà où le diable est chez lui…

Et c’est ainsi que parfois, bien qu’à la différence des anges de saint Thomas ils doivent aller voir, les hommes vont voir des choses qui se situent un peu plus au-delà de ce qu’ils verront effectivement, et cela confère à leur démarche, qui est une approche de l’invisible, laquelle est toujours aussi une divagation, quelque chose d’angélique.

 

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Le bloc erratique

Certains livres sont pareils aux blocs erratiques, tu les rencontres lors d’une promenade et tu te demandes comment ils ont fait pour finir là, sur cet étal ou dans la boutique de ce bouquiniste. Et si le livre est volumineux, qu’il date d’une autre ère scientifique et qu’il contient l’image d’un bloc erratique, la boucle est bouclée. Le petit personnage qui sur cette image, une photographie en noir et blanc, se tient debout devant le rocher et l’observe, eh bien c’est toi dans une vie antérieure.

Il se peut par exemple que tu étais en tournée avec un ami pour rassembler des images à l’intention d’un éditeur scientifique. C’était une belle journée ensoleillée, les heures étaient longues comme elles ne le seraient plus jamais et tu pensais que, indépendamment de ses dimensions, un rocher est un rocher, c’est-à-dire une masse de matière inerte, et pourtant, et pourtant…, ramenant les blocs erratiques à l’évolution des glaciers, la théorie des moraines avait fourni des explications mais n’était pas parvenue à en refroidir complètement l’aura ou, exprimé autrement, à en réduire la force gravitationnelle, si bien que maintenant tu percevais une sorte d’interférence, une réduction de poids, comme à la mer quand tu faisais la planche et te laissais bercer par les vagues et que tu regardais le ciel et le soleil t’éblouissait et tu pensais qu’un jour cette immense boule de feu s’éteindrait elle aussi et l’eau qui maintenant te berçait si doucement gèlerait et tout souvenir s’effacerait, et que tout cela, au fond, n’était pas si terrible, était même acceptable, à condition de ne pas avoir gaspillé auparavant toute cette beauté et d’avoir su en capter au moins un reflet.

Voilà, maintenant tu recules d’un pas ou deux, tu trébuches sur le chapeau que tu avais posé par terre en attendant que ton ami ait réglé l’appareil de photo, tu te le mets tant bien que mal sur la tête et tu sors du cadre avec un pas à la Buster Keaton.

Published November 26, 2021
© 2013 Quodlibet
© 2021 Christian Viredaz

Das Unsichtbare besichtigen and Der Findling from Amt für Lichtbildprojektion

Written in Italian by Matteo Terzaghi


Translated into German by Barbara Sauser

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Das Unsichtbare besichtigen 

In unseren Familienandenken habe ich ein Foto aus den späten Sechzigerjahren gefunden, das den Titel »Das Unsichtbare besichtigen« tragen könnte. 

Thomas von Aquin sagte, kleine Ausschmückungen vorbehalten, dass Engel unmittelbar und unfehlbar Dinge zu erkennen vermögen, die Menschen nur über einen hindernisreichen Weg der Annäherung erkennen. Geht auf einer einsamen Insel eine Blüte auf, sehen das die Engel, sie sehen es in seiner Essenz, der Essenz, die auch das gründlichste botanische Traktat nicht erfassen kann. Demgegenüber müssen die Menschen die Dinge besichtigen gehen, müssen darum herumkreisen, sie öffnen, sezieren, zerstückeln, nicht selten, ohne dass dabei etwas herausschaut. 

Was besichtigen sie nun also, die Männer und Frauen, die auf unserem Schnappschuss von hinten zu sehen sind? Den Dampf einer Solfatare. Eine kochend heiße Wolke. Den Atem der zwischen zwei Wutanfällen eingeschlummerten Erde. 

Haben sie Angst? Das wohl nicht, aber wahrscheinlich bemühen sie sich doch, leicht aufzutreten … Vor drei oder vier Jahrhunderten befand sich hier ein Schlammsee, der jetzt ausgetrocknet ist und dessen Oberfläche wei ist vom Kaolin, einer Tonerde, die zur Herstellung von Porzellan genutzt wird. Ach so, Porzellan? Unser Teeservice: Es sind nur noch fünf übrig von den acht Tassen, ein Jammer … Was riecht denn da so? Schwefel? Endlich wissen wir, wo der Teufel wohnt … 

Auch wenn die Menschen im Unterschied zu den Engeln des heiligen Thomas die Dinge besichtigen gehen müssen, sehen sie manchmal Dinge, die ein wenig jenseits von dem liegen, was sie wirklich sehen, und das verleiht ihrem Besichtigen, das ein Besichtigen des Unsichtbaren und immer auch ein Abschweifen ist, etwas Engelhaftes. 

 

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Der Findling 

Manche Bücher sind wie Findlinge, du begegnest ihnen auf einem Spaziergang und fragst dich, wie sie da hingeraten sind, auf diesen Flohmarkt oder in diesen Trödelladen. Und wenn das Buch voluminös ist, aus einer anderen Epoche der Wissenschaft stammt und die Abbildung eines Findlings enthält, dann schließt sich der Kreis. Die Figur, die auf dieser Abbildung, einer Schwarzweißfotografie, vor dem Felsen steht und ihn betrachtet – ja genau, diese Figur bist du in einem früheren Leben. 

Vielleicht warst du mit einem Freund unterwegs, um im Auftrag eines Wissenschaftsverlags Abbildungen zu besorgen. Es war ein schöner, sonniger Tag, die Stunden waren länger, als sie es jemals wieder sein würden, und du überlegtest, dass ein Stein unabhängig von seiner Größe ein Stein ist, also ein Klumpen inerter Stoffe … und trotzdem … als man die Findlinge mit der Evolution der Gletscher in Zusammenhang brachte, klärte die Moränentheorie zwar vieles, aber ihre Aura vermochte sie nicht zum Erkalten zu bringen, ihre Gravitationskraft nicht zu verringern, und so bemerktest du jetzt eine Art Interferenz, eine Gewichtsabnahme wie im Meer, wenn du den toten Mann machtest und dich von den Wellen schaukeln ließt und in den Himmel sahst und die Sonne dich blendete und du dachtest, dass eines Tages auch diese riesige Feuerkugel ausgehen würde, das Wasser gefrieren, das dich jetzt so sanft wiegte, und jede Erinnerung ausgelöscht würde und dass das alles im Grunde gar nicht so schlimm, sondern sogar akzeptabel war, aber nur wenn man diese Schönheit vorher nicht verschwendet hatte, wenn man fähig gewesen war, wenigstens einen Abglanz davon einzufangen. 

Und jetzt machst du ein paar Schritte rückwärts, stolperst über den Hut, den du, darauf wartend, dass dein Freund die Kamera einstellt, auf den Boden gelegt hast, stülpst ihn dir auf den Kopf und verlässt den Bildausschnitt im Buster-Keaton-Schritt.

Published November 26, 2021
Excerpted from Matteo Terzaghi,
Amt für Lichtbildprojektion, verlag die brotsuppe, Biel 2015
© 2013 Quodlibet
© 2015 verlag die brotsuppe

Ir a ver lo invisible and La roca errática

Written in Italian by Matteo Terzaghi


Translated into Spanish by Pablo Ingberg

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Ir a ver lo invisible

Entre los recuerdos de familia encontré una fotografía de fines de los años sesenta que podría titularse “Ir a ver lo invisible”.

Tomás de Aquino –siempre y cuando no nos lo esté embelleciendo– decía que los ángeles conocen de manera directa e infalible lo que los hombres sólo pueden conocer a través de un accidentado recorrido de aproximación. Si nace una flor en una isla desierta, los ángeles la ven, y la ven en su esencia, esa esencia que escapa al más exacto tratado de botánica. Los hombres en cambio tienen que ir a ver, dar vueltas alrededor de las cosas, abrirlas, seccionarlas, hacerlas pedazos, a menudo sin conseguir nada.

¿Qué van a ver, entonces, los hombres y las mujeres que aparecen de espaldas en nuestra instantánea? El vapor de una solfatara. Una nube hirviente. El aliento de la tierra adormilada entre un ataque de rabia y otro.

¿Tienen miedo? Miedo tal vez no, pero es probable que se esfuercen por caminar a paso suave… Aquí hace tres o cuatro siglos había un lago de barro que ahora se secó y cuya superficie terminó blanqueada por el caolín, una roca arcillosa que se usa para hacer porcelana. Ah, la porcelana… El juego de té: eran ocho tazas y quedaron sólo cinco, una verdadera lástima… Y este olor ¿qué es? ¿Azufre? Ahí es donde el diablo está como en su casa…

Y así, si bien a diferencia de los ángeles de santo Tomás los hombres tienen que ir a ver, a veces van a ver cosas ubicadas un poco más allá de lo que en efecto verán, y eso confiere a su ir, que es un ir a ver lo invisible, que es también siempre un divagar, algo de angélico.

 

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La roca errática

Ciertos libros son como las rocas erráticas, te los encuentras durante un paseo y te preguntas cómo han hecho para terminar allí, en aquel puesto o en la tienda de aquel trapero. Luego, si el libro es voluminoso, proviene de otra era científica y contiene la imagen de una roca errática, el círculo se cierra. El hombrecito que en aquella imagen, una fotografía en blanco y negro, está de pie delante de la peña y la observa, bueno, aquel hombrecito eres tú en una vida precedente.

Puede ser por ejemplo que estuvieras de viaje con un amigo recolectando imágenes por cuenta de un editor científico. Era un hermoso día de sol, las horas eran largas como ya no volverían a serlo y tú pensabas que, independientemente de sus dimensiones, una piedra es una piedra, o sea un grumo de algo inerte, y sin embargo y sin embargo…, llevando de vuelta las rocas erráticas a la evolución de los glaciares, la teoría de las morrenas había ofrecido explicaciones pero no había logrado enfriar del todo su aura o, dicho de otro modo, reducir su fuerza gravitacional, y entonces ahora advertías una especie de interferencia, una sustracción de peso, como en el mar cuando hacías el muerto y te dejabas acunar por las olas y mirabas el cielo y el sol te encandilaba y pensabas que un día también aquella inmensa bola de fuego se apagaría y el agua que ahora te acunaba tan dulcemente se congelaría y toda memoria quedaría borrada y que todo esto, en el fondo, no era entonces tan terrible, era al contrario aceptable, siempre y cuando sin embargo no hubieras despilfarrado antes toda aquella belleza y hubieras sido capaz de captar al menos un reflejo de ella.

Bien, ahora retrocede unos pasos, tropiézate con el sombrero que habías apoyado en el suelo mientras esperabas que tu amigo ajustara la cámara fotográfica, te lo metes en la cabeza a la buena de Dios y sales del encuadre con un paso estilo Buster Keaton.

Published November 26, 2021
Excerpted from Matteo Terzaghi, Oficina de proyecciones luminosas, Pre-Textos, Valencia 2021
© Quodlibet 2013
© Pre-Textos 2021


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