Cinque poesie from The Occasional Demon
Written in Italian by Primo Levi
Nel principio
Fratelli umani a cui è lungo un anno,
Un secolo un venerando traguardo,
Affaticati per il vostro pane,
Stanchi, iracondi, illusi, malati, persi;
Udite, e vi sia consolazione e scherno:
Venti miliardi d’anni prima d’ora,
Splendido, librato nello spazio e nel tempo,
Era un globo di fiamma, solitario, eterno,
Nostro padre comune e nostro carnefice,
Ed esplose, ed ogni mutamento prese inizio.
Ancora, di quest’una catastrofe rovescia
L’eco tenue risuona dagli ultimi confini.
Da quell’unico spasimo tutto è nato:
Lo stesso abisso che ci avvolge e ci sfida,
Lo stesso tempo che ci partorisce e travolge,
Ogni cosa che ognuno ha pensato,
Gli occhi di ogni donna che abbiamo amato,
E mille e mille soli, e questa
Mano che scrive.
13 agosto 1970
*
Per Adolf Eichmann
Corre libero il vento per le nostre pianure,
Eterno pulsa il mare vivo alle nostre spiagge.
L’uomo feconda la terra, la terra gli dà fiori e frutti:
Vive in travaglio e in gioia, spera e teme, procrea dolci figli.
… E tu sei giunto, nostro prezioso nemico,
Tu creatura deserta, uomo cerchiato di morte.
Che saprai dire ora, davanti al nostro consesso?
Giurerai per un dio? Quale dio?
Salterai nel sepolcro allegramente?
O ti dorrai, come in ultimo l’uomo operoso si duole,
Cui fu la vita breve per l’arte sua troppo lunga,
Dell’opera tua trista non compiuta,
Dei tredici milioni ancora vivi?
O figlio della morte, non ti auguriamo la morte.
Possa tu vivere a lungo quanto nessuno mai visse:
Possa tu vivere insonne cinque milioni di notti,
E visitarti ogni notte la doglia di ognuno che vide
Rinserrarsi la porta che tolse la via del ritorno,
Intorno a sé farsi buio, l’aria gremirsi di morte.
20 luglio 1960
*
Plinio
Non trattenetemi, amici, lasciatemi salpare.
Non andrò lontano: solo fino all’altra sponda;
Voglio osservare da presso quella nuvola fosca
Che sorge sopra il Vesuvio ed ha forma di pino,
Scoprire d’onde viene questo chiarore strano.
Non vuoi seguirmi, nipote? Bene, rimani e studia;
Ricopiami le note che ti ho lasciate ieri.
La cenere non dovete temerla: cenere sopra cenere,
Cenere siamo noi stessi, non ricordate Epicuro?
Presto, approntate la nave, poiché già si fa notte,
Notte a mezzo meriggio, portento mai visto prima.
Non temere, sorella, sono cauto ed esperto,
Gli anni che m’hanno incurvato non sono passati invano.
Tornerò presto, certo, concedimi solo il tempo
Di traghettare, osservare i fenomeni e ritornare,
Tanto ch’io possa domani trarne un capitolo nuovo
Per i miei libri, che spero ancora vivranno
Quando da secoli gli atomi di questo mio vecchio corpo
Turbineranno sciolti nei vortici dell’universo
O rivivranno in un’aquila, in una fanciulla, in un fiore.
Marinai, obbedite, spingete la nave in mare.
23 maggio 1978
*
Pasqua
Ditemi: in cosa differisce
Questa sera dalle altre sere?
In cosa, ditemi, differisce
Questa pasqua dalle altre pasque?
Accendi il lume, spalanca la porta
Che il pellegrino possa entrare,
Gentile o ebreo:
Sotto i cenci si cela forse il profeta.
Entri e sieda con noi,
Ascolti, beva, canti e faccia pasqua.
Consumi il pane dell’afflizione,
Agnello, malta dolce ed erba amara.
Questa è la sera delle differenze,
In cui s’appoggia il gomito alla mensa
Perché il vietato diventa prescritto
Così che il male si traduca in bene.
Passeremo la notte a raccontare
Lontani eventi pieni di meraviglia,
E per il molto vino
I monti cozzeranno come becchi.
Questa sera si scambiano domande
Il saggio, l’empio, l’ingenuo e l’infante,
E il tempo capovolge il suo corso,
L’oggi refluo nel ieri,
Come un fiume assiepato sulla foce.
Di noi ciascuno è stato schiavo in Egitto,
Ha intriso di sudore paglia ed argilla
Ed ha varcato il mare a piede asciutto:
Anche tu, straniero.
Quest’anno in paura e vergogna,
L’anno venturo in virtù e giustizia.
9 aprile 1982
*
Annunciazione
Non sgomentarti, donna, della mia forma selvaggia:
Vengo di molto lontano, in volo precipitoso;
Forse i turbini m’hanno scompigliato le piume.
Sono un angelo, sì, non un uccello da preda;
Un angelo, ma non quello delle vostre pitture,
Disceso in altro tempo a promettere un altro Signore.
Vengo a portarti novella, ma aspetta, che mi si plachi
L’ansimare del petto, il ribrezzo del vuoto e del buio.
Dorme dentro di te chi reciderà molti sonni;
È ancora informe, ma presto ne vezzeggerai le membra.
Avrà virtù di parola ed occhi di fascinatore,
Predicherà l’abominio, sarà creduto da tutti.
Lo seguiranno a schiere baciando le sue orme,
Giubilanti e feroci, cantando e sanguinando.
Porterà la menzogna nei più lontani confini,
Evangelizzerà con la bestemmia e la forca.
Dominerà nel terrore, sospetterà veleni
Nell’acqua delle sorgenti, nell’aria degli altipiani,
Vedrà l’insidia negli occhi chiari dei nuovi nati.
Morrà non sazio di strage, lasciando semenza d’odio.
È questo il germe che cresce di te. Rallegrati, donna.
22 giugno 1979
Excerpted from Primo Levi, The Occasional Demon, The Cura Press, Wellington, Aotearoa New Zealand 2019. A limited edition of Primo Levi’s poetry in both Italian and English to mark the centenary of his birth. Edited by Marco Sonzogni and Harry Thomas.
Italian language poems
© Garzanti Editore s.p.a., 1984, 1990, 1998
© 2004, Garzanti Libri s.p.a., Milano Gruppo editoriale Mauri Spagnol
English translation
© 2019 Marco Sonzogni © 2019 Harry Thomas
5 Poems from The Occasional Demon
Written in Italian by Primo Levi
Translated into English by Marco Sonzogni and Harry Thomas
In the Beginning
Brother humans, for whom a year is a long time,
A century, a venerable achievement,
Wearing yourself out for your bread,
Irascible, deluded, sick and lost,
Listen to me, and be comforted and scorned.
Twenty billion years before we were,
Splendid, hovering in space and time,
There was a globe of flames, sole and eternal,
Our common father and our executioner,
And it exploded, and all mutation began.
Even now the faint echo of this one catastrophe
Reverberates to the outermost reaches.
From that one spasm everything was born:
The abyss that engulfs and challenges us,
Time that gives us birth and overwhelms us,
Everything that everyone has thought,
The eyes of every woman we have loved,
The thousands upon thousands of suns,
And even this hand that is writing now.
13 August 1970
*
For Adolf Eichmann
The wind rushes free through our valleys,
The sea pulses forever on our beaches,
Man seeds the earth, the earth bears him flowers and fruits,
A sad and happy life, with hopes and fears, and sweet children.
… And now you have come, our precious enemy,
Desert creature, man encircled by death.
What can you say now before our assembly?
Will you swear to a god? Which god?
Will you leap happily into your grave?
Or will you be sorry, as is the hard-working man,
Whose life was too short and his art too long,
For your sad unfinished work,
For the thirteen million still alive?
O son of death, we do not wish your death.
May you live longer than anyone has ever lived:
May you live unsleeping five million nights,
And every night visit the pain of everyone who saw
The door closing that took from them the way of returning,
Darkness descending around them, the air filling with death.
20 July 1960
*
Pliny
Don’t hold me back, my friends, but let me sail.
I won’t go far — only as far as the other shore.
I want to see up close that mottled cloud
Rising above Vesuvius, and discover
Where it is this strange light’s coming from.
Won’t you go with me, nephew? Well, stay and study.
Transcribe those notes I left you yesterday.
Don’t be afraid of the ash: ash from ashes,
We ourselves are ash: you remember Epicurus?
Quick, prepare the ship. Already night is falling.
Night at midday: a wonder never seen before.
Don’t be afraid, sister. I am careful and competent.
The years that have stooped me haven’t idly passed.
I’ll soon be back. Just give me time enough
To row across, observe these things, and return.
That way I’ll have a new chapter tomorrow
For my books, which I hope will live on
When for centuries the atoms of this old body
Have whirled loose in the vortices of the universe,
Or returned as an eagle, a young girl, or a flower.
Sailors, obey me: shove the ship out to sea.
23 May 1978
*
Passover
Tell me: how does this night
Differ from all other nights?
How does this Passover
Differ from all other Passovers?
Light the candles, open the door
That the sojourner may come in,
Gentile or Jew.
The prophet might be wearing rags.
May he come in and sit down with us,
Listen, drink, sing, and rejoice in Passover.
May he eat the bread of affliction,
Lamb, sweet mortar paste and bitter herbs.
This is the night of differences,
When we put our elbows on the table,
Because what’s forbidden becomes permitted
So that evil may be translated into good.
We will spend the night telling stories
Of ancient events full of wonder,
And by drinking glasses of wine
We’ll see the mountains come down like birds.
This night the wise, the wicked,
The naïve and the newborn
Ask the same questions,
And time turns round and runs backward,
Today flows back into yesterday,
Like a river flooding up from its delta.
Each of us has been in Egypt,
Has soaked straw and clay with our sweat,
And has crossed the sea on dry feet.
You too, stranger.
This year in fear and shame,
Next year in virtue and justice.
9 April 1982
*
Annunciation
Do not let my wild figure dismay you, woman.
I come from far away, in precipitous flight.
It may be that whirlwinds have ruffled my feathers.
But I am an angel, indeed, not a bird of prey,
An angel, but not the one in your paintings,
Descended in another time to promise another Lord.
I have come to bring you news. But wait, till my panting
For air ceases, and the disgust with the void and the dark.
There sleeps inside you one who will disturb many a sleep.
He is still without form, but soon you will caress his limbs.
He will possess the power of words and eyes that fascinate.
He will preach abomination, and all will believe him.
Multitudes will follow him, kissing his footprints,
Jubilant and ferocious, singing and bleeding.
He will carry falsehood to the earth’s four corners.
He will evangelise with blasphemy and the gallows.
He will rule in terror, suspecting poisons
In the waters of springs, in the air of plateaus.
He will see deceit in the eyes of the newborn.
He will die unsatisfied with blood, leaving behind a seed of hatred.
This is the germ growing inside you. Rejoice, woman.
22 June 1979
Excerpted from Primo Levi, The Occasional Demon, The Cura Press, Wellington, Aotearoa New Zealand 2019. A limited edition of Primo Levi’s poetry in both Italian and English to mark the centenary of his birth. Edited by Marco Sonzogni and Harry Thomas.
Italian language poems
© Garzanti Editore s.p.a., 1984, 1990, 1998
© 2004, Garzanti Libri s.p.a., Milano Gruppo editoriale Mauri Spagnol
English translation
© 2019 Marco Sonzogni © 2019 Harry Thomas
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“In tutte le civiltà, anche in quelle ancora senza scrittura, molti, illustri e oscuri, provano il bisogno di esprimersi in versi, e vi soggiacciono: secernono quindi materia poetica, indirizzata a se stessi, al loro prossimo o all’universo, robusta o esangue, eterna o effimera. La poesia è nata certamente prima della prosa. Chi non ha mai scritto versi?
Uomo sono. Anch’io, ad intervalli irregolari, ‘ad ora incerta’, ho ceduto alla spinta: a quanto pare, è inscritta nel nostro patrimonio genetico. In alcuni momenti, la poesia mi è sembrata più idonea della prosa per trasmettere un’idea o un’immagine. Non so dire perché, e non me ne sono mai preoccupato: conosco male le teorie della poetica, leggo poca poesia altrui, non credo alla sacertà dell’arte, e neppure credo che questi miei versi siano eccellenti. Posso solo assicurare l’eventuale lettore che in rari istanti (in media, non più di una volta all’anno) singoli stimoli hanno assunto naturaliter una certa forma, che la mia metà razionale continua a considerare innaturale.”
– Primo Levi, 1984
– – –
Per commemorare il centenario della nascita di Primo Levi, «Specimen. The Babel Review of Translations» presenta una selezione di poesie dello scrittore torinese, in italiano e in inglese, tratta dal volume «The Occasional Demon», un’edizione limitata a cura di Marco Sonzogni e Harry Thomas pubblicata nel 2019 da Cuba Press.
In every civilisation, even those without writing, many, renowned and unknown alike, feel the need to express themselves in poetry, and give in to it: so they secrete poetic matter, spirited or lifeless, eternal or ephemeral, and address it to themselves, to their neighbour or to the universe. Poetry certainly happened before prose. Who has never written poetry?
I am human. Occasionally, ‘at an uncertain hour’, I too have surrendered to this impulse: apparently, it is encoded in our DNA. At certain moments, poetry felt to me more suitable than prose to communicate an idea or an image. I can’t explain why, and it never concerned me: I know little of theories of poetics, I read little of other people’s poetry, I don’t believe in the sacredness of art, nor do I believe that these poems of mine are great. I can only assure any prospective reader that seldom (usually no more than once a year), on the spur of the moment, particular motives have spontaneously come to take a certain form, which my rational half continues to regard as unnatural.
– Primo Levi, 1984
– – –
To mark the centenary of his Primo Levi’s birth, “Specimen. The Babel Review of Translations” presents a selection of his poetry in both Italian and English, excerpted from, “The Occasional Demon”, curated by Marco Sonzogni and Harry Thomas, and published by Cuba Press in 2019.
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