Three Animal Poems from Field Work (1979)
Written in English by Seamus Heaney
The Badgers
When the badger glimmered away
into another garden
you stood, half-lit with whiskey,
sensing you had disturbed
some soft returning.
The murdered dead,
you thought.
But could it not have been
some violent shattered boy
nosing out what got mislaid
between the cradle and the explosion,
evenings when windows stood open
and the compost smoked down the backs?
Visitations are taken for signs.
At a second house I listened
for duntings under the laurels
and heard intimations whispered
about being vaguely honoured.
And to read even by carcasses
the badgers have come back.
One that grew notorious
lay untouched in the roadside.
Last night one had me braking
but more in fear than in honour.
Cool from the sett and redolent
of his runs under the night,
the bogey of fern country
broke cover in me
for what he is:
pig family
and not at all what he’s painted.
How perilous is it to choose
not to love the life we’re shown?
His sturdy dirty body
and interloping grovel.
The intelligence in his bone.
The unquestionable houseboy’s shoulders
that could have been my own.
*
The Otter
When you plunged
The light of Tuscany wavered
And swung through the pool
From top to bottom.
I loved your wet head and smashing crawl,
Your fine swimmer’s back and shoulders
Surfacing and surfacing again
This year and every year since.
I sat dry-throated on the warm stones.
You were beyond me.
The mellowed clarities, the grape-deep air
Thinned and disappointed.
Thank God for the slow loadening,
When I hold you now
We are close and deep
As the atmosphere on water.
My two hands are plumbed water.
You are my palpable, lithe
Otter of memory
In the pool of the moment,
Turning to swim on your back,
Each silent, thigh-shaking kick
Re-tilting the light,
Heaving the cool at your neck.
And suddenly you’re out,
Back again, intent as ever,
Heavy and frisky in your freshened pelt,
Printing the stones.
*
The Skunk
Up, black, striped and damasked like the chasuble
At a funeral mass, the skunk’s tail
Paraded the skunk. Night after night
I expected her like a visitor.
The refrigerator whinnied into silence.
My desk light softened beyond the verandah.
Small oranges loomed in the orange tree.
I began to be tense as a voyeur.
After eleven years I was composing
Love-letters again, broaching the word ‘wife’
Like a stored cask, as if its slender vowel
Had mutated into the night earth and air
Of California. The beautiful, useless
Tang of eucalyptus spelt your absence.
The aftermath of a mouthful of wine
Was like inhaling you off a cold pillow.
And there she was, the intent and glamorous,
Ordinary, mysterious skunk,
Mythologized, demythologized,
Snuffing the boards five feet beyond me.
It all came back to me last night, stirred
By the sootfall of your things at bedtime,
Your head-down, tail-up hunt in a bottom drawer
For the black plunge-line nightdress.
Published November 6, 2020
Excerpted from Seamus Heaney, Field Work, Faber & Faber, London 1979
© Seamus Heaney 1979
Tre poesie di animali da Lavoro sul Campo
Written in English by Seamus Heaney
Translated into Italian by Leonardo Guzzo and Marco Sonzogni
I tassi
Quando il tasso brillò di cometa
sparendo in un altro giardino
provasti attonito, mezzo brillo di whiskey,
l’impressione di aver turbato
un qualche sommesso ritorno.
I morti ammazzati,
pensasti.
Ma poteva non essere
un bulletto fatto a pezzi
in cerca, a naso, di ciò che era andato smarrito
tra la culla e l’esplosione,
sere in cui le finestre erano aperte
e il mucchio dei rifiuti fumava nel retro?
Le apparizioni sono prese per segni.
In un’altra casa cercai di sentire
colpi sordi sotto gli allori
e udii, sussurrati, accenni
a vaghi onori da tributare.
Anche solo a studiarne le carcasse,
i tassi hanno fatto ritorno.
Una che acquisì triste fama
giaceva intatta sul ciglio della strada.
Un’altra, ieri sera, m’indusse a frenare di colpo
ma più per paura che per devozione.
Fresco di tana e odoroso
delle sue scorrerie notturne,
lo spauracchio dei boschi di felci
ha sciolto in me l’enigma
di cosa sia davvero:
parente del maiale
opposto a come lo dipingono.
Quanto si rischia a scegliere
di non amare la vita come appare?
Il suo corpo sudicio e massiccio,
prono mentre s’intrufola.
L’acume nelle ossa.
Le spalle spiccicate da servetto
che potevano essere le mie.
*
La lontra
Quando t’immergevi
la luce della Toscana ondeggiava,
oscillava nello specchio d’acqua
dalla cima al fondo.
Amavo la tua testa bagnata e il tuo ritmo potente,
la bella schiena da nuotatrice, le spalle
che uscivano a galla ancora e ancora
quest’anno e ogni anno a venire.
Sedevo, la gola secca, sulle pietre calde.
Eri fuori dalla mia portata.
I morbidi splendori, l’aria densa di uve
diluivano e deludevano.
Grazie a Dio per il lento appesantirsi,
quando ti stringo adesso
siamo vicini e intimi
come sull’acqua l’atmosfera.
Le mie mani sono acqua scandagliata.
Tu sei la mia palpabile, flessuosa
lontra della memoria
nello stagno dell’istante,
ti giri a nuotare sul dorso,
ogni silenziosa gambata che smuove la coscia
cambia l’inclinazione della luce,
spinge il fresco al tuo collo.
E d’un tratto sei fuori,
qui ancora, assorta come sempre,
pregna e fragrante nella tua pelle rinata,
che s’imprime sulle pietre.
*
La puzzola
Ritta, nera, striata e damascata come la casula
di una messa funebre, la sua coda
svelava la puzzola. Notte dopo notte
l’aspettavo come un’ospite.
Il frigorifero si azzittì dopo un nitrito.
La mia luce da tavolo sbiadiva oltre la veranda.
Piccole arance spiccavano nell’albero.
Mi sentii d’un tratto teso come un voyeur.
Dopo undici anni di nuovo scrivevo
lettere d’amore, spillando la parola wife,
come una botte in serbo, come se la sua vocale snella
si fosse tramutata in terra e aria notturne
della California. Lo splendido, inutile
aroma di eucalipto scandiva la tua assenza.
Il gusto che resta di un sorso di vino
era come inalarti da un freddo guanciale.
Ed eccola la puzzola, assorta e attraente,
comune, misteriosa,
idolatrata, smitizzata,
fiutare l’assito a cinque piedi da me.
Tutto mi è tornato in mente ieri notte, svegliato
dal tonfo lieve dei tuoi indumenti prima di entrare a letto,
testa bassa nell’ultimo cassetto, coda in su, la tua caccia
alla veste da notte nera e scollata.
Published November 6, 2020
Excerpted from Seamus Heaney, Lavoro sul Campo, Biblion Edizioni, Milano 2020
© Biblion Edizioni 2020
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